martedì 8 luglio 2014

Under The Skin, di Jonathan Glazer (2013)


Un involucro (Scarlett Johansson), s’aggira per le fredde strade scozzesi.
Adesca uomini: provinciali nottambuli, vittime doppiamente sacrificali: in primis per il ruolo che inconsciamente occupano nell’insieme sociale, in secondo luogo per la loro destinazione  post coitum:  un non luogo dove venire inglobati nella nera materia contenuta nell’involucro messalinico.
L’essere proviene da una umanità altra, priva di martirizzanti sentimenti: riesce a guardare una famiglia annegare nelle acque in tempesta senza venirne toccata, scevra d’ogni altruismo scaglia la prima pietra verso chi è reo di grazia.
E’ solo entrando a contatto con il  malato di neurofibromatosi che viene affetta dal germe dell’humanitas: nel volto deformato dell’uomo si  riflette un dolore superiore, che rifugge l’altruismo trovando pace solo nell’isolamento, un isolamento così umano da essere estremamente vicino a quello in-umano dato dal non-luogo nero dove l’involucro dimora.
E’ tramite quell’essere talmente distante dall’umanità che si avvicina a quest’ultima.
Sperimenta una fugace relazione (nata dall’altruismo dell’uomo nei suoi confronti), prova la mediocrità di un pasto davanti alla televisione, subisce l’umiliazione di uno stupro.
Privata dell’involucro, la creatura soccomberà  all’umana bestialità, ardendo  fino all’estinzione sotto gli occhi della sua controparte maschile che, dall’alto di una vetta assisterà al monito: solo con l’isolamento l’essere umano potrà evitare l’autocombustione.
I personaggi che nell’opera rinunciano dalla solitudine, vengono inevitabilmente immolati: sia chi ricerca il rapporto carnale, sia chi si protende nell’atto della salvazione altruistica.
I corpi galleggiano, si deformano, tornano nell’utero fino a scomparire.
L’umanità che ne traspare è inadatta alla socialitas, ogni individuo è malevolmente contagioso, l’implosione di ognuno non può che coinvolgere l’Altro.
L’opera è nera: l’apparato filmico rispecchia la materia di cui è fatto il non luogo: la stessa realtà rappresentata risulta assolutamente inclusiva,  il non- è ovunque, nell’abitacolo di una vettura, sotto i neon di una sala da ballo.















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